Il 17 aprile si voterà sulle “trivelle”. In molti è tanta la preoccupazione derivante dalle conseguenze ambientali e per i contraccolpi sul turismo dovuto a un maggiore sfruttamento degli idrocarburi. Sia chiaro che votare SI non comporterà un alt immediato né generalizzato. Vincendo il SI verrà cancellata la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo.
Il valore del referendum non va sminuito nel significato, in quanto in gioco ci sono il rapporto tra energia e territorio, il ruolo dei combustibili fossili, il destino del referendum affinchè nel tempo rimanga un solido strumento di democrazia.
Sintetizzando in poche, ma chiare, parole: chi vuole – in futuro – eliminare le trivelle dai mari italiani deve votare sì, chi vuole che le trivelle rimangano senza una scadenza deve votare, invece, per il no. Per il SI hanno aderito circa 160 associazioni (dall’Arci alla Fiom, da quasi tutte le associazioni ambientaliste a quelle dei consumatori, dal Touring Club all’alleanza cooperative della pesca).
Per il NO, invece, chi si ritiene “ottimista e razionale” e cioè nuclearisti convinti.
Ecco perchè votare per il SI: Secondo i calcoli di Legambiente se le riserve marine di petrolio venissero usate per coprire l’intero fabbisogno nazionale, durerebbero circa due mesi. In mare aperto la densità media del catrame depositato sui nostri fondali raggiunge una densità di 38 milligrammi per metro quadrato: tre volte superiore a quella del Mar dei Sargassi, che è al secondo posto di questa classifica negativa con 10 microgrammi per metro quadrato. Dopo il rilascio della concessione gli idrocarburi diventano proprietà di chi li estrae. Per le attività in mare la società petrolifera è tenuta a versare Per il SI hanno aderito circa 160 associazioni (dall’Arci alla Fiom, da quasi tutte le associazioni ambientaliste a quelle dei consumatori, dal Touring Club all’alleanza cooperative della pesca).
Per il NO, invece, chi si ritiene “ottimista e razionale” e cioè nuclearisti convinti.
Ecco perchè votare per il SI: Secondo i calcoli di Legambiente se le riserve marine di petrolio venissero usate per coprire l’intero fabbisogno nazionale, durerebbero circa due mesi. In mare aperto la densità media del catrame depositato sui nostri fondali raggiunge una densità di 38 milligrammi per metro quadrato: tre volte superiore a quella del Mar dei Sargassi, che è al secondo posto di questa classifica negativa con 10 microgrammi per metro quadrato. Dopo il rilascio della concessione gli idrocarburi diventano proprietà di chi li estrae. Per le attività in mare la società petrolifera è tenuta a versare alle casse dello Stato il 7% del valore del petrolio e il 10% di quello del gas. Dunque: il 90-93% degli idrocarburi estratti può essere portato via e venduto altrove.
Ecco, invece, perché votare per il NO: le ragioni L’85% del petrolio italiano viene dai pozzi a terra, non in discussione, e un terzo di quello estratto in mare viene da una piattaforma oltre le 12 miglia, non in discussione.
L’estrazione di gas è sicura.
C’è un controllo costante dell’Ispra, dell’Istituto Nazionale di geofisica, di quello di geologia e di quello di oceanografia.
C’è il controllo delle Capitanerie di porto, delle Usl e delle Asl.
L’industria del petrolio e del gas è solida.
Il contributo versato alle casse dello Stato è rilevante: 800 milioni di tasse, 400 di royalties e concessioni.
Le attività legate all’estrazione danno lavoro diretto a più di 10.000 persone.
L’attività estrattiva del gas metano non danneggia in alcun modo il turismo e le altre attività.
Il futuro sarà delle rinnovabili, ma vanno integrate perché la loro affidabilità è limitata.
Sole, acqua e vento non sono elementi che possiamo “gestire” a nostro piacimento.
Non siamo pertanto in grado di prevedere quanta energia elettrica sarà, in un dato periodo, prodotta dal fotovoltaico, dall’eolico o dalle centrali idroelettriche.
E quindi, senza i combustibili fossili, non possiamo programmare liberamente i nostri consumi, come siamo abituati e talvolta obbligati a fare.
Adesso non resta che decidere, attraverso, il voto il destino del nostro mare e dell’impatto sociale e ambientale che la nostra decisione comporterà. Noi voteremo SI
IL 17 APRILE SI VOTERA’ PER DECIDERE IL FUTURO DEL NOSTRO MARE
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