E così all’ospedale Paolo Borsellino si muore anche per indifferenza

E così all’ospedale Paolo Borsellino si muore. E si muore non solo perché si sta male e per tutte le patologie o gli ictus o gli infarti che sopraggiungono ma anche per indifferenza. A fare paura non è la morte, dicono che sia un trapasso ad un posto migliore. Dove non ci dovrebbero essere dolore ne’ soprusi e nemmeno sghignazzi stupidi e irrispettosi. Si, proprio quelli che ha udito e visto con i propri occhi la figlia di Nicolò Giacalone, morto nel nostro pronto soccorso dopo 10 ore. Qui non si può e non si vuole dare un giudizio. Se i medici hanno agito secondo protocollo e se, con professionalità, hanno dato tutti i soccorsi possibili sarà la magistratura competente a stabilirlo. Si va oltre, molto oltre. Non credo affatto che la figlia dell’ormai defunto, seppur nel disperato dolore, abbia avuto delle visioni, gli si sia distorto l’udito e la bucolica scena ai suoi occhi non sia stata reale. Ma dove e’ finita la disciplina, l’educazione, il rispetto e soprattuto l’umana sensibilità? L’ospedale non può diventare aerea ricreativa per medici e personale in cerca di ” leggerezze”. Perché queste leggerezze sono imperdonabili li’…luogo di dolore, sofferenza e di speranze sempre più disattese. Non saranno 9 mele marce a infangare il lavoro di tanti altri medici che operano con scrupolosità e estrema dedizione oltre che competenza, ma il caso e’ ribaltato su tutta la stampa nazionale. E allora serve chiarezza. Intanto la Sicilia e’ la prima regione d’Italia per casi di malasanita’ e non credo che chi denuncia siano tutti pazzi visionari o folli in cerca di TSO E’ un caso anche questo di malasanità? Lo decideranno i giudici all’uopo. Certamente e’ un caso di disaffezione dal lavoro e dal giuramento di Ippocrate, specie nella parte in cui recita ” …di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione…” Bisogna dare l’esempio sempre, per questo auspico che il dott. Fabrizio De Nicola, direttore generale asp, prenda dei provvedimenti disciplinari facendo capire loro che al parco giochi si va nelle ore di svago e che le risate innanzi a chi ha un parente in fin di vita sono talmente fuori luogo e irrispettose che, forse, più che fare i medici e gli infermieri dovevano fare gli attori di film comici. Magari anche quello gli sarebbe venuto male!

ROSSANA TITONE

di ROSSANA TITONE

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