Le dichiarazioni della Dott.ssa Principato, procuratore aggiunto a Palermo che da anni vive studia la cattura del latitante Messina Denaro, sempre riservata e schiva alle manipolazioni mediatiche, sembrano cadere come un tonfo enorme il cui eco risuona da giorni fino all’udienza di riapertura del processo d’Appello al sen. Antonio D’Ali’ per concorso esterno in associazione mafiosa,la settimana prossima.
Il magistrato, in poche battute rilasciate al giornalista Enrico Deaglio, testualmente afferma che<< il Senatore D’ Ali’ non è l’unico ma è tra i protettori del super latitante>> .
Certo, i processi si svolgono nelle apposite aule e non nei tribunali della vox populi o del comune sentire ma qui c’è la dichiarazione di un magistrato sulle cui spalle gravano anni di indagini e un processo che è stato appellato dopo la sua assoluzione. Il Pm Gozzo ha una nuova documentazione, ci sono le dichiarazioni di Don Ninni Trepiedi…
Non in ultimo l’ex moglie del senatore, Maria Antonietta Aula, che dichiara ad altro giornalista come il senatore D’Ali’ tenesse sulle sue gambe il Matteuccio ancora piccino.
Al di la’ del processo che farà il suo corso, il dato certo e’ che il super latitante, il boss dei boss Matteo Messina Denaro governa e comanda la provincia di trapani con affari milionari che vanno dalla semplice produzione di formaggio agli appaltati, dall’eolico al traffico di stupefacenti, dal turismo alla ristorazione. Si sa, un bicchiere di buon vino rosso e’ un vero toccasana, anche per i mafiosi.
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Non sono naturalmente mancate le difese per il Senatore D’Alì da parte per esempio del Senatore di Forza Italia Gasparri, il quale ha definito queste dichiarazioni come una tortura mediatica, visto che D’Alì già è stato sottoposto ad un lungo procedimento dal quale è stato assolto. I PM dovrebbero fare il loro lavoro all’interno dei tribunali non attraverso l’ausilio dei giornalisti.
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L’ufficio stampa del Senatore D’alì, ci comunica quanto segue:
“D’Ali’ protegge Matteo Messina Denaro” ?
“Il Senatore Antonio D’Alì ha già dato mandato ai propri legali di procedere ad esposto-denuncia per diffamazione e calunnia nei confronti dell’intervistatore e dell’intervistata”.