E’ il 23 maggio del 1992 quando sull’A29 (Palermo – Mazara del Vallo) in direzione di Capaci muoiono il giudice Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i tre uomini della scorta. Il 19 luglio dello stesso anno, in via D’Amelio a Palermo, Cosa Nostra miete altre vittime: si tratta del giudice Paolo Borsellino e della sua scorta. Da lì un susseguirsi di stragi insanguinano la nostra Sicilia e non solo. Dal 5 giugno del 1993 il susseguirsi di questi eventi provoca l’emanazione di diversi mandati di cattura per i principali esponenti della mafia siciliana: Totò Riina e Bernardo Provenzano tra tutti.
Solo lui, Matteo Messina Denaro, da quel giorno, dopo un’ultima lettera scritta di suo pugno alla ragazza del tempo, risulta come sparito nel nulla.
Ventun’anni dopo Matteo Messina Denaro è uno dei latitanti più ricercati al mondo, dai Ros, dalla procura di Palermo e dalla Direzione Investigativa Antimafia.
Spunta poi il nome di Rosario Cascio, imprenditore e titolare di alcune imprese edili sequestrate con un valore di 550 milioni, a cui si aggiungono i settecento milioni ripartiti tra beni immobiliari e partecipazioni societarie intestate a Giuseppe Grigoli, titolare di una catena di alimentari adibiti al riciclaggio del denaro del boss. E tra i destinatari di una richiesta di sequestro dei propri beni, c’è anche l’imprenditore Carmelo Patti, già proprietario della catena di villaggi turistici Valtur che alcuni pentiti indicano come prestanome fidato del “Principe di Castelvetrano”.
E’ dunque davvero impossibile debellare la mafia? Qualche passo avanti è stato fatto: alla fine dello scorso anno la DIA è riuscita a “colpire” la famiglia dei Messina Denaro arrestando la sorella del boss, Patrizia, il nipote prediletto Francesco Guttadauro e molti altri esponenti del clan per associazione di tipo mafioso, scambio elettorale politico-mafioso, intestazione fittizia di beni ed estorsione.
L’augurio e la speranza sono quelli di poter sconfiggere per sempre “Cosa Nostra”, per poter lasciare un giorno ai nostri figli una Sicilia più sicura, più onesta e più rispettata, forse, per far ciò, bisognerebbe partire dalla scuola, dall’istruzione e dalla formazione alla cultura della legalità, che spesso risulta essere totalmente assente.