Un bambino, un pianoforte e il mare…

DAVIDE LICARI – Un bambino, un pianoforte e il mare.

Bastò questo a Giuseppe Tornatore per dare vita ad un viaggio che si fa musica, una musica suadente e nostalgica che contiene la voce del mare. Tornatore è senza dubbio uno dei maggiori poeti del cinema italiano di questi ultimi trent’anni, e nei suoi film le vicende narrate sono curate con la dolcezza tipica di quei grandi poeti della nostra tradizione culturale. I suoi film sono un pittoresco rinascimentale affresco e, come un Raffaello dei nostri tempi, dipinge tele di vivace cellulosa colorata. I suoi personaggi mostrano il volto della vita, quella vera, dura, reale, ma nei loro occhi è possibile scorgere le aspirazioni, i sogni, i desideri quasi fanciulleschi, questi ultimi effimeri e inafferrabili. Tornatore è un autore, uno dei pochi che tramite la sua arte non racconta, mostra allo sguardo dello spettatore sedotto. La leggenda del pianista sull’oceano non è un film, è un capolavoro.

Pellicola del 1998 tratta dal meraviglioso monologo teatrale di Alessandro Baricco, “Novecento”, racconta un storia singolare, quella di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento (Tim Roth), un pianista, non uno come tanti, bensì il più grande pianista che abbia mai solcato i mari. A lui si aggiunge il trombettista Max Tooney (Pruitt Taylor Vince), amico fedele e compagno di numerose avventure sul transatlantico Virginian. E’ un’epoca di eleganza, a cavallo tra le due guerre e il Virginian trasporta nobili uomini, ricche signore, borghesi e senatori americani. Ma nei meandri del gigante di ferro (il quale ricorda la nave britannica Lusitania) vengono trasportati gli immigrati. Irlandesi, Tedeschi, Spagnoli e Italiani.

Ed è per loro che Novecento suona i più grandi concerti, per quelle umili genti, incapaci di comprendere la sua grandezza, ma capaci di offrire spunti e impressioni che ispirano la musica ardita ed effimera di Novecento, una musica anomala, fuori dagli schemi e dalle convenzioni. Novecento è un anarchico, non rispetta le regole della nave e dello spartito, che non sa nemmeno leggere. Novecento per tutta la vita assiste a quel via vai di persone che duemila per volta si ritrovano a bordo di quel microcosmo galleggiante. Il Virginian è il suo mondo, un ecosistema compresso tra la prua e la poppa. Un mondo che ha una fine, come quella del film, che non vorremmo vedere giungere mai.

E’ inutile che io vi racconti oltre, è inutile descrivere gli avvenimenti salienti. E’ inutile poiché nel cinema l’unica cosa necessaria è vedere, osservare, mirare. Vi esorto a riscoprire questa pellicola di un regista italiano contemporaneo capace con ogni opera di colpire il segno. Le musiche di Morricone, straordinariamente evocative, si avvalgono della creatività geniale di due grandi del rock quali Roger Waters, bassista e compositore dei Pink Floyd, ed Eddie Van Halen, leader del gruppo hard rock Van Halen. Un film, un’epopea, una storia. Un bambino, un pianoforte e il mare…

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